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sabato 23 marzo 2013

CREDITI DELLE IMPRESE FORNITRICI NEI CONFRONTI DELLA P.A.: CI SIAMO DIMENTICATI L'ISTITUTO DELLA “COMPENSAZIONE” TRA CREDITI E DEBITI VERSO L'ERARIO?

Qualche tempo fa evocammo una bufala per qualificare la novità della Srl “senza spese notarili “(ma con carico fiscale intatto) . Ecco possiamo ora dire che grazie a Passera quella bufala ha trovato il marito: il “rimborso” alle imprese dei crediti vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni. E' un coro di lamentele e delusioni da parte di tutte le organizzazioni datoriali e le grandi e piccole imprese. Perfino l'ABI (Associazione Bancaria Italiana) ha preso coraggio e dopo la bufera Mussari il nuovo presidente ha sfacciatamente partecipato al coro criticando il governo. Come si diceva in campagna (continuiamo nel filone zootecnico”) è un po' “il bue che dice cornuto all'asino”.
Ma ciò che è più comico è il seguito. Data per scontata l'impossibilità di trovare i soldi occorrenti per tener fede alla promessa (che, al contrario della restituzione dell'IMU, era stata fatta da tutti in campagna elettorale) è un fiorire di ipotesi su quale sia il soggetto cui infliggere il salasso. In particolare ora si parla delle entrate dei Comuni e delle Regioni (non si parla per pudore delle provincie che tutti danno per abolite e invece sono ancora lì come se niente fosse).
Nessuno ricorda invece che il problema sarebbe già risolto se si consentisse piena e generalizzata applicazione di un principio di civiltà da anni recepito nella nostra normativa: la possibilità che il contribuente (tali sono le imprese di cui si parla) possa compensare i debiti verso l'Erario con i crediti vantati nei suoi confronti. Certo, diminuirebbe di colpo il gettito e questo non potrebbe permetterselo una macchina burocratica ipertrofica e autoreferenziale, difetti dei quali abbiamo parlato più volte in altri interventi. Indicando anche la soluzione: riorganizzando da zero la Pubblica Amministrazione, costringere le banche, se necessario minacciandole di esproprio, a concedere credito alle imprese, smetterla di ammazzare di tasse il Paese. E se fosse proprio questo l'oggetto del contendere e il motivo dello stallo politico?


PERCHE' , NELL'INTERESSE DEI LAVORATORI, SAREBBE UTILE CHE GRILLO, SE ALL'OPPOSIZIONE, INIZIASSE A COSTITUIRE UN “GOVERNO OMBRA”

Si ha la sensazione che un po' tutti in Italia si sia vittime di una illusione ottica. Si guarda il dito (l'incapacità dei tre schieramenti e mezzo di mettersi d'accordo) e non si osserva la luna: la realtà di un Paese spaccato socialmente e che non può trovare un compromesso in economia. La via d'uscita non è in un accordo tra partiti (poiché essi rappresentano solo una società politica allargata) ma tra componenti antagoniste della società italiana che induca i partiti a svolgere il loro compito di sintesi politica.
La vicenda dei crediti delle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione è esemplare. Non ha funzionato la ricetta di Monti (far scontare questi crediti dalle banche le quali si sono tirate indietro perchè, a differenza del passato, oggi lo Stato è valutato come un soggetto inadempiente), non ha convinto la soluzione Grilli innanzitutto Confindustria ma anche le altre rappresentanze imprenditoriali. Con i tempi che corrono, occorre veramente una gran faccia tosta a stampare titoli del debito pubblico e a tentare di pagare con quelli, anziché con soldi veri, imprese ormai alla canna del gas. Senza contare poi i tempi di pagamento eccessivamente lunghi (18 mesi) e il fatto che il pagamento non sarebbe completo ma solo il 20% del necessario. Come scusante per il governo (uscente?) c'è senz'altro da dire che lo stesso ha il compito di sbrigare solo gli affari correnti in attesa di passare la mano al nuovo. Ma per gli osservatori e per coloro che incrociano le armi della dialettica su questa questione non ci sono scusanti. Se lo Stato non ha più soldi veri in generale da spendere non si capisce come e con quali risorse potrebbe pagare i 48 miliardi chiesti da Squinzi. Noi, modestamente, avevamo evidenziato la contraddizione già la settimana scorsa. Possiamo capire il gioco della polemica politica ma vorremmo ricordare che da un po' di tempo ci sono imprenditori e lavoratori che si suicidano perchè le loro aziende vanno in rovina e ciò non senza colpe da parte della politica e della pubblica amministrazione. Quindi non scherziamo. Su questa questione è chiaro come vi sia una tensione tra burocrazia da una parte (rappresentata politicamente da chi sappiamo) e mondo della piccola impresa (a sua volta rappresentata da un altro schieramento) . Quella dei fondi per gli ammortizzatori sociali (che si dice si esauriranno entro l'estate) è un'altra bomba ad orologeria. Finanziarli significa dover aumentare le tasse, ma aumentarle significa spingere ancor più nel burrone quelle aziende che hanno esubero di lavoratori. Anche qui si registra una tensione tra mondo delle imprese da una parte , lavoratori, burocrazia. Tre soggetti che stanno affogando, che per salvarsi cercano di appoggiarsi sugli altri due. Tra i tre quella che ha maggiori possibilità di salvarsi nell'immediato è la più grassa, quella che galleggia meglio. Ma alla lunga, senza ripresa della produzione, dei salari dei consumi e del gettito, anche il suo destino sembra segnato. Iva e Imu , la loro modulazione, ripropongono lo stesso duello. Non si può chiedere ai partiti (o ad alcuni di essi) di “decidersi”, di provare a governare assieme se prima non si risolve a monte questo conflitto di interessi. Nel quale, purtroppo, il mondo del lavoro sembra incastrato dalla storica convergenza e alleanza di fatto (e sintetizzata all'interno di un preciso schieramento) tra lavoratori e l'insieme degli interessi dello Stato e della burocrazia. Altre forze hanno dimostrato di intuire questo stallo ma di non essere ancora in grado di proporre al Paese una sintesi praticabile. Non è un problema di percentuali né di esperienza, ma di identità: se si è o vuole essere soggetto rivoluzionario nel panorama politico occorre pagare un prezzo in termini di spendibilità nelle istituzioni o nel governo. Nelle democrazie anglosassoni, le più antiche, esiste un istituto, quello del “governo ombra” che obbliga l'opposizione a formare nelle sue fila un governo parallelo che dimostri, con la serietà delle proposte di essere una seria alternativa al governo in carica, preparandosi al proprio turno. Oggi in Italia abbiamo una presenza che si propone, a suo modo, come una alternativa , non solo politica ma di sistema. Tutto molto bello ma il problema è che nel frattempo il Paese sta morendo e, in buona parte dell'elettorato, si sta insinuando il dubbio se sia stata una buona scelta quella di produrre uno shock politico di tale portata. Si parla di proposte valide ma dalla dubbia copertura finanziaria e organicità. Quindi realizzabilità. Purtroppo questo non è il momento di sognare, ma di “fare”, innanzitutto nell'interesse dei lavoratori che faticano a intravvedere l'uscita dal tunnel. Non sarebbe ora che la principale forza di rottura emersa dalle elezioni dimostrasse ai lavoratori la propria concretezza formando un”governo ombra” che ci faccia toccare con mano la serietà di determinati intenti, abilmente esposti in una magistrale campagna elettorale?Chissà che non possa servire per far decidere i dubbiosi e per farci uscire dall'inconciliabilità tra i sopra evocati interessi sociali opposti , retrostanti agli attuali schieramenti politici.


domenica 17 marzo 2013

L'ANCI HA RAGIONE: SBLOCCHIAMO I PICCOLI CANTIERI

In Italia 20.000 cantieri sono fermi per colpa del patto di stabilità interno.Nove miliardi di euro fermi che se sbloccati potrebbero aiutare i consumi delle famiglie e la salute delle imprese.
Ci associamo all'appello dell'ANCI Associazione dei Comuni Italiani. I Comuni sono pronti a sforare il patto di stabilità. L'Anci farà una manifestazione il 21 marzo a Roma per protestare contro il Patto di stabilità interno . L'AGL aderisce a tale iniziativa che punta ad ottenere una deroga una tantum a livello europeo visto che abbiamo un avanzo primario tra i migliori dei paesi europei. Dunque, un rinvio del pareggio di bilancio.


ECONOMIA: SAPER DISTINGUERE TRA FALSE E VERE SOLUZIONI

Concordiamo con chi osserva che la pur vituperata cura Monti stia producendo, a confronto con altri paesi, pure indebitati meno di noi, un miglioramento relativo della nostra situazione, facendo riferimento al tasso di crescita del debito, al debito aggregato, alla solidità patrimoniale e all'avanzo primario. E ci richiama al rischio che una minore crescita del debito, però, possa condurci ad una maggiore recessione. Pure sul fatto che la maggiore pressione fiscale porti a minore competitività e minori consumi. I dati della nostra industria manifatturiera, della meccanica, dell'agricoltura, rapportati a quelli della concorrenza internazionale, sarebbero confortanti se non fosse per il crollo del nostro mercato interno e per lo svantaggio fiscale comparato delle nostre aziende. La soluzione potrebbe essere quella di forzare i vincoli europei accelerando i pagamenti alle imprese dei debiti della PA e frenare la pressione fiscale. Ma quest'ultima , se attuata, comprometterebbe, riducendo il gettito, la possibilità, per lo Stato, così come organizzato (male) di effettuare i primi. Ecco perchè riteniamo che le vere soluzioni siano due: riorganizzare da zero la Pubblica Amministrazione perchè è solo lì che possono aversi veri risparmi e combattere e vincere la guerra contro il credit crunch iniziando, come Stato, a minacciare di esproprio e nazionalizzazione le imprese bancarie che perseverassero in questa condotta restrittiva del prestito alle imprese e alle famiglie. E' questa la vera, ultima battaglia, da vincere per riappropriarci del nostro destino. Più urgente della riforma elettorale (che non faranno), della riduzione dei costi della politica (importante per il segnale, non per le quantità) e dell'inseguimento di fantasmi analoghi.
La discriminante vera dello scenario politico nell'immediato futuro sarà tra chi vorrà veramente combattere questa guerra nello Stato e nelle Banche e chi non avrà interesse a farlo, resistendo passivamente e in maniera opportunistica ed attendista. Il contesto potrà essere di ripresa dalla crisi o , come si mormora, di fallimento e rovina, ma questo non è prevalentemente nelle nostre mani. La battaglia interna, invece, si.


domenica 3 marzo 2013

RAPPORTO IMPRESE/FAMIGLIE/BANCHE: RISPETTO PER I SUICIDI MA NON ARRENDIAMOCI

Quasi tutti individuano nel rapporto tra banche e imprese il punto di massima tensione in questa lunga fase di crisi finanziaria internazionale e recessione. Chi ha buona memoria però sa che il problema è di lunga data e mai risolto. Soprattutto in Italia possiamo sicuramente individuare un ritardo ancora più grave che altrove. I piccoli imprenditori (e i loro dipendenti, di riflesso) , lo dicono i dati, sono coloro completamente avvinghiati da questo mostro che oggi è rappresentato dal sistema creditizio. Sono crollati i finanziamenti alle aziende e quelle tra loro che ancora non hanno chiuso e riescono a pagare i loro dipendenti addirittura erogano i già magri stipendi a rate. E la stessa vita di molte aziende è messa in discussione da insolvenze e sofferenze. Prima ancora dello tsunami di Grillo è quello dei protesti che sta sommergendo l'Italia. Un taglio senza precedenti dei finanziamenti a medio termine delle imprese e dei finanziamenti alle famiglie, la diminuzione dei mutui, del mercato immobiliare e del settore edilizio (ad opera della maledizione chiamata IMU) nonché del credito al consumo, fa dire agli osservatori che è la poca liquidità il tratto caratterizzante l'attuale situazione. A fronte del dato in controtendenza dell'aumento dei prestiti bancari alla Pubblica Amministrazione (evidentemente più temuta dal sistema bancario) è l'aumento dei tempi di pagamento quello che ha strangolato le imprese. E per di più il disagio è maggiore nelle zone del Paese meno sviluppate economicamente.
Fin qui i comportamenti “macro”. Che tuttavia , nella realtà quotidiana di molti piccoli imprenditori, sfociano in drammi e tragedie. E' da mesi uno stillicidio di morti da usura e anatocismo bancario. E' una tipica guerra impari tra una potenza atomica da una parte (il potere bancario che mette al primo posto il proprio tornaconto e interesse, che conta potenti connivenze nello Stato, nelle istituzioni, nei CdA delle aziende ) e i comuni cittadini, schiacciati come formiche e debolmente tutelati da blande associazioni datoriali che fanno finta di non vedere o si sentono improvvisamente impotenti di fronte a questi attacchi . E intanto muoiono imprenditori, lavoratori, chiudono aziende, famiglie finiscono sul lastrico e, facendo terra bruciata del settore produttivo, si uccidono sul nascere le prospettive di ripresa del nostro Paese. Noi dell'AGL abbiamo scelto di combatterla, invece, questa guerra e di vincerla, stipulando, sin dalla nostra nascita, una convenzione con società che attraverso potenti software sono in grado di individuare con precisione anomalie (anatocismo e usura, illeciti civili e penali) nel comportamento delle banche e a quantificare quanto l'imprenditore potrebbe recuperare, cercando di raggiungere l'obbiettivo attraverso una strategia personalizzata tesa a scongiurare il ricorso a una giustizia ancora troppo lenta e costosa, valorizzando i mezzi di pacifica risoluzione delle controversie tra privati. Per sapere come percorrere questa possibilità, basta consultare le istruzioni e i riferimenti già presenti nei nostri siti e contattarci. Non ci risulta che altri sindacati stiano facendo cose altrettanto concrete. Titoloni quando muore suicida un imprenditore o un lavoratore, quando in una famiglia scoppia una tragedia ma poco o nulla per prevenire tutto ciò. E' triste che in un paese che si dice civile esistano ancora questi diffusi comportamenti di sottomissione da parte di forze sociali, alternative e antagoniste solo a parole, al potere economico. Prima o poi un tale problema potrebbe toccare ognuno di noi. Meglio combattere, prima che sia troppo tardi.